APA American Pale Ale

Descrizione

Lo stile APA è uno dei più diffusi al mondo ed è nato grazie all’intuito dei produttori di birra degli Stati Uniti che hanno iniziato a utilizzare luppoli statunitensi. Ma andiamo a vedere insieme quali sono le caratteristiche di questa tipologia di birra.

LA STORIA DELLE APA (AMERICAN PALE ALE)

Lo stile American Pale Ale, chiamato comunemente APA, è nato negli Stati Uniti, ma ormai diffuso e amato in tutto il mondo. Spesso vengono confuse con le Indian Pale Ale, simili all’apparenza, nonostante queste ultime possano raggiungere invece una forte gradazione ed sfoggiare una generosa luppolatura. Ma non è raro che alcuni produttori vendano APA sotto il nome di IPA.

Le IPA anticamente erano esportate anche verso l’India, e la leggenda comune narra che proprio dalla destinazione derivi il nome di queste birre. Tuttavia varie fonti ci informano che anche originariamente le birre Pale Ale prodotte per il consumo interno avessero queste caratteristiche: buona gradazione e forte luppolatura. Caratteristiche che migliorano la stabilità del prodotto.

Nelle APA invece, nonostante sia presente un livello di luppolatura importante, non vengono mai raggiunti i livelli delle IPA.

Ma andiamo con ordine, cosa significa il nome American Pale Ale? Nell’acronimo APA, la “A” sta per “Ale”, ovvero una birra prodotta con lieviti di alta fermentazione, “Pale” invece indica il colore della birra. Originariamente le APA presentavano un colore chiaro, ma ad oggi tendono più all’ambrato, colore dovuto ai malti speciali impiegati. E infine la nazionalità, ovvero Americana, per via dell’origine dei luppoli utilizzati, comunemente più fruttati e meno erbacei e resinosi di quelli inglesi.

CARATTERISTICHE, AROMI E NOTE DI DEGUSTAZIONE

Lo stile APA spesso viene confuso con un’altra tipologia di birra, molto diffusa negli Stati Uniti, ovvero le IPA.

Nelle birre APA ambrate, le note del caramello e del tostato vanno a fare da contraltare all’amaro del luppolo americano. I luppoli utilizzati nelle American Pale Ale richiamano alla mente il sapore degli agrumi, e possiedono un profumo avvolgente, con note speziate, floreali, di resina e pino. Tra quelli più utilizzati c’è il Cascade, seguito da Amarillo, Centennial, Chinook, Citra, Summit, ecc…

Le APA vanno servite fresche, e si caratterizzano per una buona quantità di schiuma.

ABBINAMENTI CIBO CONSIGLIATI

Le APA, grazie alla loro gradazione contenuta, sono birre versatili, che possono essere abbinate felicemente a piatti gustosi, non troppo strutturati; oppure semplicemente bevuta da sola, per poter godere al meglio delle fresche note dei luppoli.
Il loro retrogusto amaro le rende ottime insieme a preparazioni dove impieghiamo erbe amare, piatti grassi o briosamente piccanti. Quindi via libera a arrosti con patate al forno, hamburger e patatine fritte con salse grasse o saporite, ma anche a semplici insalate con pollo alla piastra o ai ferri.

Session Ipa

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Se c’è uno stile che ha dato il giro di vite a quella che viene comunemente definita “Rivoluzione della Birra Artigianale”, è proprio l’IPA.

Con il passare degli anni, e delle ricette, però lo stile IPA è diventato all’ordine del giorno ed è quindi stato necessario “reinventarlo” un po’. Così, dopo innumerevoli esperimenti si è arrivati alle Session IPA. Molti di voi forse non ne avranno mai sentito parlare, secondo alcuni non si tratta infatti di uno stile vero e proprio, ma piuttosto un “sottostile”. È vero però che le Session IPA hanno caratteristiche ben definite, come vi spiegheremo tra poco.

Ma cosa sono le Session IPA? Niente di più che il frutto dell’esplorazione nel territorio delle IPA a bassa gradazione alcolica. Oggi impareremo a conoscerle, insieme. Continuate a leggere se siete curiosi di saperne di più sulla loro storia, le caratteristiche e tante altre curiosità.

LA STORIA

Forse avrete già sentito parlare del termine “Session”, se così non fosse, con questa parola si identificano tutte quelle birre con gradazione alcolica inferiore al 4,5%. Le Session IPA hanno iniziato a diffondersi negli Stati Uniti, dove si sa, vale il detto “più grande è, meglio è”. Infatti, per rispondere alle esigenze del mercato, si è creata la necessità di dare vita ad una IPA con bassa gradazione alcolica.
“Session IPA” però da molti non viene considerato come uno stile vero e proprio, ma le sue caratteristiche sono piuttosto definite.

LE CARATTERISTICHE

Esistono però diverse differenze su quale sia la soglia che definisca una session beer o meno. Ad esempio una Session IPA inglese si colloca sotto al 4%, mentre negli Stati Uniti, il limite indicato è quello del 5%.

Gli esperti di birra, anche voi ne avrete uno tra i vostri, ne siamo sicuri, considerano le Session IPA una versione un po’ contraddittoria dello stile IPA. Infatti, solitamente la IPA è una birra che prevede un contenuto alcolico decisamente superiore alle soglie che abbiamo indicato prima. Ad esempio per le English IPA si aggira tra i 5,1% e 7,1%, mentre per le American IPA tra 6,3% e 7,6%.

I puristi obietteranno che una IPA preparata come si deve, secondo le linee guida, sarà difficilmente “sessionabile”, e sarà difficile anche berne diversi bicchieri senza sentirne il peso alcolico.

Volendo individuare le sue caratteristiche in pochi semplici tratti, le Session IPA di solito sono più amare di una APA, con un finale secco. Il corpo è snello e il colore è dorato.

ABBINAMENTI

La Session IPA è una birra perfetta per la stagione calda. Potrete abbinarla a una squisita focaccia, una spianata con la mortadella, e con diversi salumi, dal prosciutto alla spalla cotta, passando per la pancetta al vapore. Ma è anche la sposa perfetta per un Club Sandwich, per una buon risotto agli asparagi, o per formaggi saporiti, come il caprino.

Rauchbier

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Le birre affumicate (rauch sta appunto per fumo) sono l’esempio di come una comune pratica –cioè quella di essiccare il malto esponendolo al calore diretto del fuoco– abbia riguardato diverse produzioni di birre tedesche.

Siamo in Franconia e in particolare Bamberga e dintorni, dove l’affumicatura dei malti è divenuta una sorta di bandiera, grazie alla perseveranza di alcuni produttori.

Pratica che si riflette nella tipicità delle produzioni locali (weizen, bock e doppelbock solo per citare alcune) arricchite dal contributo affumicato del malto.

Ma certamente l’espressione birraria a cui oggi si associa questa tecnica è legata in particolar modo alle Märzen.

Le Rauchebier, nell’accezione odierna del termine, sono di fatto märzen affumicate.

C’è una storiella carina che colloca la nascita dello stile all’interno di un chiostro in cui scoppiò un incendio che affumicò accidentalmente i malti presenti in sala cottura. Una storiella, appunto.

CARATTERISTICHE

Parliamo di märzen, quindi di una lager (sinonimo di bassa fermentazione) ambrata:

ASPETTO: schiuma abbondante e di colore variabile dal rossiccio-marrone. La birra è limpida tra il rossastro e il ramato scuro.

NASO: le note affumicate dominano il naso, seppur con intensità variabili. I sentori potrebbero ricordarvi il fumo, la pancetta (ma anche lo speck affumicato, la scamorza..).

Le note di malto non affumicate completano il tema olfattivo con rimandi al pane e la sua crosta, miele, il caramello, la frutta secca, ecc.

IN BOCCA: il sorso fa il suo ingresso in bocca con un accenno di dolcezza, mitigata dall’anidride carbonica, solitamente ben presente, dalla buona attenuazione (secchezza) e da un accenno di amaro. Il corpo medio e l’alcol moderato (4.8- 6 % vol) completano il tutto.

 

ABBINAMENTI: esprime il massimo accostata a salumi affumicati o cotture al BBQ. Da bere anche da sola meditando tra profumi e sensazioni immaginandone la somiglianza.